Origami e pregiudizio
Seduzione, ironia e sagacia nelle opere tridimensionali di Vania Elettra Tam
Nella splendida cornice di Ostuni, dal 1 al 15 luglio, la Galleria di Arte Contemporanea “Orizzonti” ha ospitato le nuove opere di Vania Elettra Tam, artista comasca che ritorna per l’ottavo anno consecutivo nella città bianca.
Questo legame così longevo tra la Tam e la Galleria Orizzonti è sodalizio concreto tra la lungimiranza intuitiva, il gusto e la cultura che contraddistingue la galleria diretta da Gabriella Damiani, curatrice di questo evento, e la creatività della Tam, sempre seducente ed autentica a se stessa.
La Orizzonti, in attesa di rientrare nel proprio spazio espositivo ampliato e ristrutturato, ha invitato l’artista a realizzare delle opere site-specific per le sale della Biblioteca Diocesana, attuale sede temporanea della galleria, sempre in piazzetta Cattedrale.
Reduce dai grandissimi successi raccolti a Trieste con la mostra personale “Kanon- regole ferree” e con la retrospettiva “OKO10” al City Museum of Sibenik in Croazia, Vania Elettra Tam ha proposto ad Ostuni una serie di nuovi lavori, opere pittoriche “tridimensionali”.
Una sfida che la Tam ha accolto come sempre con grande entusiasmo, rielaborando sei ritratti di donne rinascimentali dall’atteggiamento composto, ieratico, ma il cui sguardo rivela, volutamente, un pensiero mobile, profondo, ribelle e che non vuole giammai rimanere imprigionato “soltanto” di un archetipo di bellezza e ruolo femminile.
Le sei madonne hanno il capo avvolto da un “soggolo bianco”, copricapo utilizzato dalle nobildonne dell’alto medioevo, che nelle singole opere esposte, grazie alla ribellione concettuale dell’artista, assume concretamente strane forme, ora di uccello, ora di pesce, ora in qualcosa che vuole fuggire lontano.
Gli effetti tridimensionali che Vania Elettra Tam imprime alle sue opere sono il risultato dell’applicazione dell’antica arte giapponese del piegare la carta, denominata appunto, origami. Ecco spiegato il motivo del titolo scelto “Origami e pregiudizio”, l’arte giapponese coniugata al chiaro riferimento del romanzo di Jane Austen, che appare come monito all’orgoglio ed al pregiudizio, i quali, figli diretti delle apparenze, non possono che indurci a commettere gravi errori di valutazione.
Vania Elettra Tam, come ho già scritto in passato, è un’artista che affronta il contemporaneo armata di seduzione, ironia e sagacia. Chi la segue da anni ha certezza che nulla è scontato e prevedibile poiché l’artista rende visibile l’invisibile: il disagio femminile ed al contempo la ribellione all’essere delimitate da un cliché che varia a seconda degli interlocutori, per il misero e non ancora superato preconcetto di controllo sociale.
L’artista si è sempre rivelata con le “proprie” alter-ego che si arruolano in figure autoironiche capaci di ribadire l’importanza di essere un tutto, di essere un universo junghiano, in cui la personalità non è altro che il risultato della coesistenza di un numero variabile di sollecitazioni strettamente personali, diverse tra loro, ma interagenti.
Le opere di Vania accolgono l’identità dell’artista, l’inconscio personale di lei donna, ma anche l’immaginario collettivo con i suoi archetipi (aspettative sociali), la sua anima e le sue ombre.
Tecnicamente è un’artista che rivela una finezza pittorica e grafica accurata ma sempre libera di esprimersi in gesti immediati ed espressivi.