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Numero 3 Anna Rita Chessa

La medicina, tra magia e scienza

Un viaggio alla scoperta della medicina passando dagli egizi, dai greci e dai romani

Nei giorni scorsi mi è stato chiesto di scrivere per questa rivista un articolo e così, pensando all'argomento da trattare, mi sono ritornate in mente una serie di lezioni che avevo svolto anni fa all'interno di un corso di Naturopatia, organizzato da un Istituto di Tecniche e Medicine Olistiche di Lecce. L'argomento che avevo trattato era sulla Medicina nelle civiltà antiche; ripercorrere tale storia mi aveva entusiasmato e quindi ho scelto di tradurre in articolo questa mia esperienza.
La medicina antica ha un fascino particolare, in quanto è un insieme di risvolti di carattere religioso, filosofico ed etnologico. La storia ha lasciato notevoli testimonianze sul forte interesse che l'uomo ha avuto in molte civiltà in quanto la medicina è praticamente cresciuta con l'uomo: in origine ebbe quasi certamente un carattere istintivo e individuale ma, ben presto, fu oggetto di riflessione che portò alla ricerca di ciò che provocava il male.
In tempi antichi ed anche remoti la medicina è stata associata alla religione, alla superstizione, alle pratiche esorciste, alla magia, in quanto in questi periodi essa fu nelle mani di sacerdoti o indovini, che usavano incantesimi e formule magiche, miranti a combattere la “possessione” esercitata sul malato dagli dei, dai demoni, dagli spiriti, in genere da forze occulte ed è stata anche spesso connessa con il pensiero comune e filosofico. Infatti, accanto alla tradizione mistica, animistica o filosofica della medicina è possibile, altresì, riconoscere una corrente di osservazioni, di tentativi terapeutici che si ispiravano alla realtà quotidiana, ai dati empirici, alla tradizione.
Di tutto ciò ci restano testimonianze proprie di diverse civiltà come, ad esempio, prescrizioni antichissime sull'uso di erbe o di tecniche mediche o chirurgiche.

Inizierò la mia analisi anche se, presumibilmente, è certo che l'interesse per la medicina e l'arte curativa sia stato coltivato anche in epoche precedenti, dalle testimonianze lasciateci dal popolo degli egiziani.
Nell'antico Egitto la medicina fu praticata dai sacerdoti i quali, attraverso i papiri, ci hanno lasciato un gran numero di notizie sugli argomenti più vari. Molte di queste testimonianze trattano di chirurgia, di medicina, di erboristeria, anche se è insito in esse una mescolanza di magia e di conoscenze pratiche e tecniche notevoli. Alcune cure mostrano uno straordinario livello di conoscenza e di efficacia. La pratica dell'imbalsamazione, poi, ha determinato un approfondimento della conoscenza del corpo umano e dell'igiene che essi riservavano all'uso degli strumenti e per la pulizia delle ferite. Il più importante medico egiziano fu Imothep che visse nel 2700 a.C.

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In Grecia la medicina raggiunse vette altissime grazie a Ippocrate il quale ebbe il merito di separarla dalla filosofia facendone una scienza: a lui si deve un'acuta descrizione di molte malattie, la prescrizione di rimedi e l'indicazione di tecniche per il trattamento delle fratture.
Egli basò il suo metodo sull'esperienza contestando ogni concezione aprioristica e contrastò anche la tradizione medica operante nella sua epoca che la inseriva in un contesto mistico-religioso e, per questo motivo, egli cercò di dare alla disciplina uno strumento teorico di spiegazione efficace e un metodo di indagine che giustificasse e potenziasse il legame tra teoria ed esperienza.
Lo schema teorico si basava sulla Teoria dei Quattro Umori i quali sono alla base della malattia; il metodo empirico, invece, si basa sulla ricostruzione della storia del malato, cioè l’anamnesi, sull'osservazione dei segni presenti, vale a dire la diagnosi, e sulla previsione della evoluzione futura, cioè la prognosi.
Scomparso Ippocrate la medicina greca non seppe procedere nella direzione indicata dal suo genio in quanto si introdussero nel metodo ippocratico speculazioni filosofiche che, in un certo qual modo, denaturavano ciò che Ippocrate sosteneva.
All'inizio del periodo Ellenistico, la città di Alessandria divenne il centro degli studi di medicina e tale rimane per molto tempo. Caratteristica della medicina alessandrina è lo studio sistematico dell'anatomia, fatta direttamente sui cadaveri umani. Uno dei medici più importanti fu Erofilo di Calcedonia, vissuto nel 300 a.C. Egli identificò e studiò il sistema nervoso e riconobbe nel cervello la sede dell'intelligenza, studiò il sistema circolatorio, il sistema urogenitale e l'intestino (diede il nome al “duodeno”).
A Roma la medicina greca penetrò prima e più rapidamente delle altre scienze perché i romani, che fino a quel momento si erano accontentati di rimedi popolari e di pratiche superstiziose, accolsero con entusiasmo i primi medici greci. Colui che si oppose e protestò molto per l'influenza della medicina greca fu Catone Maggiore il quale aveva la presunzione di essere in grado di curare tutti i malanni prescrivendo l'uso del “cavolo”. Per questo motivo i romani non tennero in considerazione le proteste di Catone e accolsero Claudio Galeno che fu il più grande medico dell'età romana.

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Questi, pur mancandogli l'ausilio della ricerca anatomica, in quanto nel periodo in cui è vissuto non si potevano sezionare i cadaveri, diede descrizioni del corpo umano, di organi e apparati e fornì interpretazioni sulle funzioni organiche come la digestione e la respirazione. Egli fu anche un fine osservatore clinico e per questo si ricordano i suoi sette trattati sul polso, con una fine descrizione di tutte le possibili variazioni. Galeno, per definire la malattia si avvale della Teoria dei Quattro Umori propria di Ippocrate e afferma che essa è dovuta all'alternarsi dell'equilibrio fra gli umori che costituisce l'equilibrio normale dell'individuo sano e perciò essa è una discrasia dei quattro umori.
Con Galeno certa indeterminatezza ippocratica lascia il posto a descrizioni più scientifiche, anche se non prive di errori sparsi nella sua immensa opera, egli comunque con il suo dogmatismo e abilità dialettica ha rappresentato una figura importantissima per lo sviluppo della medicina a Roma.

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