N. 4 EDITORIALE
Novembre 2016
Antonio Greco
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Turismo, luci e ombre: le frasi di Briatore riaprono il dibattito nel Salento
"Avete solo alberghetti da straccioni". Le parole di Flavio Briatore risuonano come campane a morto per un territorio che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante diventando un brand consolidato.
Sembra risentire Robert De Niro mentre sbuffa: "Sei solo chiacchiere e distintivo" nel film capolavoro di Brian De Palma "Gli intoccabili".
In questo caso - a parte i tempi e il contesto – le chiacchiere stanno a zero. Fiumi di parole che scorrono inesorabilmente lasciando dietro di sé una scia di inutili scorie verbali.
La frase ad effetto del numero uno del Billionaire ha alimentato un pandemonio. La crociata contro Briatore è diventata in poche ore lo sport preferito dei salentini vip o aspiranti tali, salvo qualche rara eccezione. Ma siamo sicuri poi che Briatore avesse torto? Siamo certi che la formula "sule, mare e jentu" (sì, anche alberghetti e masserie...) funzioni a meraviglia? I dubbi amletici restano. Perché questo territorio, per decenni confuso con il Cilento campano, ora ha una sua precisa identità: riconoscibile e identificabile grazie ad un lavoro di squadra che ha coinvolto Istituzioni, imprenditori e operatori commerciali.
Questa è una terra ospitale, capace di accogliere a braccia aperte chiunque la visiti. Una terra non solo da ammirare e da scoprire ma da vivere intensamente. Perché dal Salento si riportano a casa emozioni infinite. Lecce, ad esempio, è innanzitutto una mèta turistica legata alla cultura e all'arte. Ma da un po' di tempo si percepisce una nuova tendenza, di tipo "esperienziale", basata sulla qualità di un'offerta diffusa ed ordinaria del territorio, in cui cittadini ed operatori economici giocano un ruolo importantissimo. È facile trovare viaggiatori e cittadini, soprattutto giovani, che si lasciano coinvolgere da un'atmosfera di ospitalità quotidiana grazie ai numerosi locali, pub, librerie, gallerie, eventi diffusi negli spazi pubblici e privati. Il nostro territorio è attrattivo non soltanto per le innumerevoli bellezze ma anche per le significative esperienze che è capace di offrire ai visitatori. C'è un feeling particolare che rende unico questo posto. Ecco perché disquisire su quale tipo di turismo (o di turismi) sia necessario per il Salento appare un'operazione stucchevole e fuorviante. Non ha alcun senso scimmiottare altri modelli, siano essi romagnoli, toscani o sardi. E le parole di Briatore non devono meravigliare più di tanto: "Ci vogliono alberghi di lusso a cinque stelle dove la gente può trascorrere una vacanza nelle comodità, nel lusso di un appartamento confortevole, fresco, magari vista mare. Il turismo ricco è molto più educato e rispettoso dell'ambiente di quello povero. Chi va per mare in barca a vela o yacht rispetta l'ambiente, l'integrità e la limpidezza dell'acqua. Quando poi sbarca a terra pretende servizi, collegamenti e la comodità di una strada veloce per raggiungere aeroporti e superstrade". Ragionamento che non fa una grinza: un ricco che parla per i ricchi a nome dei ricchi. Ma che deve far riflettere.
Con il turismo "artigianale" non si va da nessuna parte. Serve altro. Servono servizi e infrastrutture. Serve professionalità. Ovviamente, nel pieno rispetto dell'ambiente (i dati sono implacabili: un terzo della fascia costiera salentina è stata cancellata dal cemento). La differenza, il valore aggiunto, è tutta qui. E da qui deve ripartire il Salento - cercando di colmare un gap atavico - per riuscire a consolidarsi come méta turistica privilegiata senza perdere di vista la sua bellezza, le sue tradizioni e la sua grande capacità di sorprendere ed emozionare.
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