Dare per scontata la realtà. L'ideologia contemporanea secondo Slavoj Žižek
Filosofo “pop”, come lui stesso si definisce ironicamente, data la sua popolarità ottenuta su internet e sui canali Youtube, nonché uno dei pensatori viventi più autorevoli al mondo, grazie alle decine e decine di pubblicazioni che in modo geniale e originale tengono insieme materie come filosofia, psicologia e sociologia, Slavoj Žižek deve anche molta della sua popolarità mediatica ai due documentari di critica filosofica/cinemtatografica, The pervert guide to Cinema del 2006 e The Pervert guide to ideology del 2012, che lo hanno visto nel ruolo di voce critica calato anche fisicamente nelle scenografie di famosi capolavori cinematografici e non per mezzo di effetti speciali.
L'aggettivo “pervert” che compare nei due titoli, usato in senso ironico, come lo stesso filosofo spiega, non si riferisce alla cosiddetta deviazione sessuale, ma a un’accezione del termine utilizzata nella psicanalisi lacaniana per indicare colui che non nutre (fino al patologico) nessun dubbio sulle proprie convinzioni, colui che è convinto di conoscere il desiderio dell'Altro.
I due titoli sopra citati alludono alla capacità “perversa” del cinema non già di dirci cosa desiderare, ma di dirci come desiderare, addestrandoci scrupolosamente a farlo.
Il senso ironico di Žižek nell'usare l'aggettivo “pervert”, sta proprio nel suggerire che le sue guide siano perverse per la loro intenzione di suggerire la giusta interpretazione dei film presi in esame.
Quelle del filosofo sono letture e interpretazioni di grandi film cult, hollywoodiani e non, che intrecciano le teorie di Lacan, Hegel e Marx, dando vita a significati nuovi, laterali, difficilmente criticabili.
Analizzando grandi produzioni cinematografiche, la riflessione del filosofo riguarda l'ideologia che ci circonda e che permea le nostre esistenze senza che, molto spesso, ce ne rendiamo conto.
Che cos'è l'ideologia oggi? Secondo il pensatore di Lubiana essa ha a che fare con i sogni che plasmano le nostre convinzioni e pratiche sociali.
Come scrive ne L'oggetto sublime dell'ideologia del 2014, l'ideologia è qualcosa che deve essere ricercata nella nostra vita quotidiana, non nel nostro pensiero consapevole. “Ecco, probabilmente, la dimensione essenziale dell’ideologia: l’ideologia non è semplicemente la falsa coscienza, la rappresentazione illusoria della realtà; è piuttosto questa realtà stessa che deve essere considerata ideologica –ideologica è una realtà sociale che esiste a condizione che la sua essenza non sia nota a coloro che vi prendono parte– e cioè l’effettualità sociale, la cui riproduzione comporta che gli individui non sappiano quello che fanno. Ideologica non è la falsa coscienza di un essere (sociale), ma questo essere stesso nella misura in cui è sostenuto da una falsa coscienza” (Žižek, 2014).
L'ideologia riguarda il desiderio e l'inconscio, non tanto le idee che riteniamo di aver fatto nostre nel corso della vita. Il cinema, quello dei film statunitensi e non, che ha costruito il nostro immaginario collettivo, e che Žižek decostruisce nei suoi documentari, si dimostra uno specchio prezioso per percepire meglio questo genere di spinta inconsapevoli. In una società in cui domina la spettacolarizzazione, sarà proprio nello spettacolo che possiamo trovare una credibile chiave di lettura della nostra società, e quindi anche della ideologia che la sostiene.
Per fare un esempio, mi sembra interessante ricordare come il critico sloveno abbia decostruito il celebre Titanic di James Cameron. In questo film sembra essere centrale la storia d'amore di Rose e Jack attraverso il superamento delle loro rispettive classi di appartenenza, lei una ricca borghese e lui un artista proletario. Ma il ruolo di quest’ultimo in questa storia, secondo Žižek, ha una funzione ben precisa, testimoniata dalle parole della centenaria Rose alla fine del film.
Qui l’anziana donna, raccontando il passato, ricorda come nel periodo del viaggio in Titanic, avendo come esaurito la sua vitalità (stava per suicidarsi prima che la salvasse Jack), la ritrovò in qualche modo nell'artista proletario, il quale per lei, alla fine del film, sacrificherà la sua stessa vita. Il messaggio ideologico sotteso, che la sceneggiatura forse inconsapevolmente ha prodotto, è che la storia di due individui con differenze così nette di classe sociale non può realizzarsi in una relazione d'amore stabile.
Quello che il film ci racconta davvero è la storia di una rigenerazione di una vitalità perduta di una giovane donna borghese, attraverso quella che può essere la massima relazione amorosa consentitale con un proletario: un semplice flirt temporaneo con funzione rivitalizzante, limitato nel tempo come lo è un sogno di qualche notte insieme.
La scena finale, in cui Jack concretamente salva la vita a Rose, più di altre sequenze del film, secondo il filosofo, simboleggia il sacrificio proletario finalizzato a una rivitalizzazione borghese.
Va tenuto presente che, secondo Žižek, e come insegna la psicologia lacaniana tanto cara al filosofo sloveno, la presenza di certi contenuti ideologici nella narrazione, non è detto che sia conscia nemmeno al regista o allo sceneggiatore.
Oggi non ci viene più richiesto di sacrificare le nostre vite all'altare di un'ideologia ricca di affermazioni coerenti tra di loro come avveniva in passato, eppure restiamo invischiati inconsapevolmente in una di esse: quella consumista che ci chiede di essere soggetti di piacere. Ci viene chiesto di assecondare la spinta verso il piacere come se fosse un dovere. Un imperativo efficacemente simboleggiato dallo slogan “Enjoy” delle etichette delle Coca Cola di qualche tempo fa e tuttora spesso richiamato in diversi spot pubblicitari della famosa bibita.
Siamo obbligati a godere attraverso il consumo, se non consumiamo e godiamo abbastanza siamo condannati a una cupa depressione.
Žižek in più di un’occasione, spiega che una delle problematiche più diffuse che lamentano i pazienti dei suoi amici psicoanalisti, non è, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, legata al tema, per esempio, della realizzazione professionale o amorosa, ma perlopiù incentrata al senso di colpa che essi percepiscono di non sentirsi in grado di divertirsi e di godere abbastanza.
Come liberarci allora da questa latente schiavitù di questa nuova ideologia dominante?
Dobbiamo diventare consapevoli che i nostri desideri non agiscono al di fuori di noi, bensì con il nostro consenso e la nostra collaborazione.
L'ideologia non è paragonabile a un sogno che costruiamo per sfuggire a un’opprimente realtà; si tratta invece di una struttura di fantasia che supporta la nostra stessa realtà, una sorta di illusione che determina le nostre effettive relazioni sociali, nascondendo in tal modo qualche insopportabilmente reale nucleo. La funzione dell'ideologia non è quella di fornire una via di evasione dal reale, ma offrirci la nostra stessa realtà sociale come una fuga da qualche reale nucleo traumatico.
The Pervert Guide to Ideology mostra come dietro l'illusoria uniformità dell'immaginario cinematografico sia presente una frattura. In questo docu-film viene analizzata la capacità del cinema di colmare questa scissura con aggiunte fantastiche e manipolazioni simboliche. Il cinema, in altri termini, è ora osservato nella sua capacità di essere un surrogato immaginario che nasconde la mancanza strutturale alla base dell'ordine simbolico.
Il documentario mira a denunciare innanzitutto l'impalcatura del condizionamento ideologico sotto l'ingannevole velo della realtà, e dopo a evidenziare l'infondatezza dell'ordine simbolico, il suo essere strutturato intorno a un vuoto.
Emblematico in questo senso è il film preso in esame all'inizio di The Pervert Guide to Ideology, ovvero Essi Vivono di John Carpenter del 1998, in cui si illustrano i modi necessari per scoprire la menzogna ideologica, ovvero attraverso degli speciali occhiali da sole con delle lenti “radiografiche” che permettono al protagonista, John Nada, di vedere il reale messaggio sotto la superficie degli oggetti e delle cose, di modo che, ad esempio, al posto del George Washington sulle banconote americane, egli veda scritto il messaggio “This is your God”.
Quello che il film lascia intendere in questo caso ricalca la concezione zizekiana dell'ideologia: quest’ultima è nella nostra naturale visione delle cose, per metterla a fuoco è necessario inforcare gli occhiali, e non toglierli, come recita il luogo comune che paragona l'ideologia a un paio di occhiali che distorcono la vista.
Questo percorso di svelamento comporta tutta la fatica e il dolore del dover leggere tra le righe della realtà, che è già essa stessa il prodotto della simbolizzazione del reale.
Riferimenti bibliografici e cinematografici:
ZIZEK, S., (2014), L'oggetto sublime dell'ideologia, Milano, Salari editore s.u.r.l.
GUIDA PERVERSA AL L'IDEOLOGIA (The pervert guide to Ideology), S. Fiennes, Gran Bretagna-Irlanda, 2012.
GUIDA PERVERSA AL CINEMA (The pervert guide to Cinema), S. Fiennese, Gran Bretagna-Austria-Paesi Bassi, 2012.