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Numero 2/2017 Edoardo Micati

“Music Hall 1958”

Per adeguarsi all’esterofilia dei nomi nacque Music Hall

«Dici che dovrei catalogare tutti i miei dischi, 78, 45 e 33, dici?».
«Certo, non puoi tenerli così mischiati».
«È un lavoraccio, ne ho più di mille, forse anche di più, fra jazz, musica moderna, popolare, classica ed opera. Sono tanti, come se per dieci anni, quasi ogni giorno, alla pari di un lavoratore che marca un cartellino, tanto per fare un esempio, avessi fatto coincidere l’acquisto di un disco. Con me i rivenditori hanno fatto buoni affari, uno in particolare, il vecchio La Greca, quello del Corso, che poi si trasferì in Viale Lo Re, proprio accanto al nostro negozio di tessuti».

Per adeguarsi all’esterofilia dei nomi nacque Music Hall.
Enzo La Greca l’affidò a Nicola Lopez, detto Nick, super competente d’ogni genere musicale. Così, per la prima volta, a Lecce comparvero le cabine dotate d’impianto stereo nelle quali si poteva ascoltare comodamente seduti, isolati acusticamente dal traffico cittadino, la musica preferita.
Da quel momento quei magici spazi diventarono il mio rifugio. Addirittura una volta mi nascosi, aiutato da Nick, in una cabina per schivare una mamma che voleva persuadermi a non lasciare la figlia… un fidanzamento a casa che durava da non più di due mesi...

Dopo questa vicenda quasi subito trovai quella giusta.
Vi racconto come accadde. In un giorno di febbraio del 1959 da Music Hall entrarono due belle ragazze brune. Nel sentirle parlare capii che erano siciliane. Subito mi feci avanti. Mi scambiarono per uno che voleva attaccare bottone e se ne uscirono dal locale infilandosi proprio nel nostro negozio. Naturalmente le seguii.
Mio padre mi vide e mi chiamò: «Edoardo, ti presento il signor Michele e le sue figliole».
Quando si dice la fortuna, erano le figlie di un industriale messinese dal quale compravamo articoli d’abbigliamento maschile.
Ci guardammo, ridemmo e subito ritornammo da Nick per ascoltare musica. Rimanemmo assieme sino a sera, il mattino dopo continuarono il viaggio su per il “Continente“.
Nel salutarci, come capita in questi casi, ebbi un invito per rivederle a Messina, solo che io lo presi sul serio considerandolo un’esortazione.
Intanto s’avvicinava Pasqua. Dal momento che una delle due mi era piaciuta assai, decisi di mettere in atto un qualcosa per ripresentarmi, per rilanciare l’idea del viaggio a Messina. Nuovamente Nick mi dette una mano, mi suggerì d’inserire in un gigantesco uovo pasquale tanti 45 giri.
Per Franca fu l’uovo del destino: trovò tanti dischi ed un marito.
Intanto Music Hall era diventato un punto d’incontro dei giovani (chissà quanti amori sbocciarono in quelle cabine) ma anche di musicisti e cantautori esordienti.
Da Music Hall conobbi Albano. Un giorno di gennaio del 1967 Nick mi presentò un giovane magro ed occhialuto, viveva a Cellino San Marco. Aveva scritto una canzone con la quale avrebbe partecipato al Festival di San Remo.
«Edoardo, metti questa locandina nella vetrina centrale, dare una mano ad un compaesano che va a San Remo è per noi quasi un obbligo».
La sua canzone, “Nel Sole”, ebbe un buon successo. Da quel giorno non lo rivedemmo più, se fosse ritornato Nick me l’avrebbe detto.
Poi Nicola lasciò Lecce e non molto dopo Music Hall, il tempio del disco, chiuse per sempre.
Uscì di scena, beffa amara, assieme a quei piatti di vinile che l’avevano reso celebre.
Una fine triste, purtroppo capita spesso nella nostra breve vita terrena perdere qualcosa per strada.
Racconto tratto da “Non era un Re, era un pernacchio... e altre storie” di em

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